Religione e Politica

Ottone III , miniatura Evangeliario,
X secolo, Bayerische Staatsbibliothek
Da sempre, sin dagli albori delle prime società umane, passando per l'età delle grandi civiltà antiche, attraverso il medioevo ed ora nell'età in cui viviamo, il potere politico (capi tribù, conti, duchi, re, imperatori, dittatori, primi ministri) hanno giustificato la loro sovranità e legittimità di comando sull'aspetto spirituale ed immateriale dell'esistenza (persino i regimi sovietici che, pur abolendo la religione tradizionale hanno istituito la fede assoluta nel "Proletariato", quindi una nuova religione).
A titolo di esempio, l'imperatore Costantino che si fa cristiano per tenere unito l'impero di Roma, o i barbari stessi che, una volta preso il comando dei territori assoggettati si convertono all'arianesimo, senza poi considerare il Medio Oriente mussulmano dove il connubio politica e religione è così strettamente connesso da non capire dove finisce l'uno e inizia l'altro.
Alla base di tutto ciò - fatto salve le conversioni autentiche - è un calcolo politico che fanno leva su un aspetto purtroppo deleterio delle religioni che è la grande dicotomia bene-male, giusto-sbagliato, etico-non etico che è una forza potente di comando : una volta che il potere politico fornisce lui stesso (o lo suggerisce all'autorità religiosa) il metro di giudizio che sancisce la dicotomia, acquisisce una forte capacità di influenza sul popolo. A sugello di ciò, la credenza di un Paradiso o Inferno dopo la vita (e, si badi bene: usa sola vita per carità!) quindi il premio se si rispettano le convenzioni stabilite in Terra dal potere politico-spirituale, non fanno che rafforzare questo meccanismo.
Eppure basterebbe capire fino in fondo le semplici parole di Gesù il Cristo quando afferma : «Il regno di Dio è dentro di voi» (Lc 17,21) , nel senso che non bisogna aspettarlo, non è nel futuro condizionato da obblighi mal compresi, ma è proprio qui e adesso, hic et nunc, se solo fossimo consapevoli di ciò.

Commenti

Post più popolari