Alchimia
L'arte alchemica ha radici profonde che si perdono nella notte dei tempi. Non sappiamo con precisione quando o dove per prima sia nata. E' molto probabile che l'alchimia conosciuta nel mondo occidentale abbia avuto le sue origini nell'antico Egitto, in quanto il nome di uno dei primi alchimisti, Bolo di Mende, è un greco della città di Mende, che faceva parte dell'Egitto ormai ellenizzato. Il sapere alchemico si sarebbe perso dopo l'incendio della biblioteca di Alessandria d'Egitto se non fosse stato per la conquista araba (642 d.C.) , con la traduzione dei principali testi alchemici in arabo. L'osmosi culturale con mondo occidentale avvenne in Spagna a partire dal XIII secolo, tra gli invasori mussulmani e la nascente nazione spagnola.
Questo per quanto riguarda l'alchimia occidentale, ma analogamente fiorì anche in India e in Cina, in maniera del tutto indipendente dall'occidente. Per l'India, abbiamo la testimonianza del viaggiatore Marco Polo che incontrò uno yogi alchimista.
Perché quando ci riferiamo all'arte alchemica, pensiamo per prima cosa la trasmutazione del metallo (di solito il piombo) in oro? Perché immaginiamo gli alchimisti nel loro laboratorio segreto a realizzare esperimenti a prima vista chimici, e in particolare il lavoro sui metalli? Tale immagine resterebbe senza significato per l'uomo moderno se non ci ricordassimo come la concezione antica considerasse il microcosmo (l'uomo) come parte integrante e interagente col macrocosmo (l'universo), non solo a livello simbolico ma su tutti i piani, compreso quello fisico.
Si spiega così come gli alchimisti avessero ben presente la legge di corrispondenza micro-macrocosmo ("così sopra così sotto, per fare la cosa unica" - Ermete Trimegisto, "come in Cielo così in terra" - Gesù il Cristo) che nel caso dell'astrologia fa corrispondere un pianeta (o astro) ad un metallo (Giove lo Stagno, Marte il ferro, Saturno il piombo..). Essendo gli astri facenti parte del mondo dello spirito (si pensi agli dei dell'Antica Grecia), qualsiasi trasformazione operata a livello fisico aveva un riflesso nel mondo spirituale, e viceversa qualsiasi trasformazione operata a livello spirituale - nel caso dell'alchimista nel proprio Sé Interiore - aveva un effetto sul piano fisico.
In questo modo, era possibile che un metallo "vile" (nel senso di ordinario, abbondante quindi poco prezioso) come il piombo si trasformasse in oro, così come l'animo umano, grezzo e separato diventava Oro Alchemico, ovvero (per dirla alla Jung) si individua nel proprio Sé Superiore.
Perché quando ci riferiamo all'arte alchemica, pensiamo per prima cosa la trasmutazione del metallo (di solito il piombo) in oro? Perché immaginiamo gli alchimisti nel loro laboratorio segreto a realizzare esperimenti a prima vista chimici, e in particolare il lavoro sui metalli? Tale immagine resterebbe senza significato per l'uomo moderno se non ci ricordassimo come la concezione antica considerasse il microcosmo (l'uomo) come parte integrante e interagente col macrocosmo (l'universo), non solo a livello simbolico ma su tutti i piani, compreso quello fisico.
Si spiega così come gli alchimisti avessero ben presente la legge di corrispondenza micro-macrocosmo ("così sopra così sotto, per fare la cosa unica" - Ermete Trimegisto, "come in Cielo così in terra" - Gesù il Cristo) che nel caso dell'astrologia fa corrispondere un pianeta (o astro) ad un metallo (Giove lo Stagno, Marte il ferro, Saturno il piombo..). Essendo gli astri facenti parte del mondo dello spirito (si pensi agli dei dell'Antica Grecia), qualsiasi trasformazione operata a livello fisico aveva un riflesso nel mondo spirituale, e viceversa qualsiasi trasformazione operata a livello spirituale - nel caso dell'alchimista nel proprio Sé Interiore - aveva un effetto sul piano fisico.
In questo modo, era possibile che un metallo "vile" (nel senso di ordinario, abbondante quindi poco prezioso) come il piombo si trasformasse in oro, così come l'animo umano, grezzo e separato diventava Oro Alchemico, ovvero (per dirla alla Jung) si individua nel proprio Sé Superiore.
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