XI - La Forza (parte II)
L'arcano XI della Forza rappresenta una donna (la stessa Imperatrice dell'arcano III) nell'atto di aprire le fauci di un leone, ormai domato, con apparente facilità e senza sforzo.
La simbologia del leone che viene domato, ovvero delle forze brutali - istintive (di natura inferiore) che vengono domate per essere poste al servizio della natura superiore (spirituale), è un tema comune che attraversa tutte le epoche storiche e varie culture.
Basti ricordare tre vicende mitiche:
1) Ercole che sconfigge il leone Nemeo
2) Sansone che uccide il leone
3) Gilgamesh che combatte i leoni
Ercole e il leone Nemeo
Rappresenta una delle dodici fatiche di Ercole.
Si narra che:
"Il leone Nemeo è un mostro invulnerabile, inviato a Nemea da Era per distruggere Eracle. Nacque vicino a Nemea, nell'Argolide e si insediò in una grotta con due uscite. La sua pelle non poteva essere ferita in alcun modo, rendendolo di fatto invulnerabile, mentre zanne ed artigli erano dure quanto il metallo.
Il leone era un vero flagello per il popolo di Nemea, poiché attaccava e sbranava uomini e greggi, e tale fu la sua ferocia che la gente smise di lavorare per timore di incrociare il mostro.
Giunto a Nemea, e seguendo la scia di carcasse che il leone si era lasciato dietro, Eracle riesce a trovare il leone : ma vedendo che spada e frecce erano inefficaci contro di essa decise di percuotere il leone stordendolo con la mazza e, da lì, strangolandolo a mani nude. Dopo avere ucciso il Leone di Nemea, Eracle fa della sua pelle una armatura.
Il leone Nemeo fu posto da Zeus tra i segni dello zodiaco, dove formò la costellazione del leone. "
Giunto a Nemea, e seguendo la scia di carcasse che il leone si era lasciato dietro, Eracle riesce a trovare il leone : ma vedendo che spada e frecce erano inefficaci contro di essa decise di percuotere il leone stordendolo con la mazza e, da lì, strangolandolo a mani nude. Dopo avere ucciso il Leone di Nemea, Eracle fa della sua pelle una armatura.
Il leone Nemeo fu posto da Zeus tra i segni dello zodiaco, dove formò la costellazione del leone. "
(fonte : Wikipedia)
Nel racconto si può notare come il leone in realtà non sia stato ucciso: ciò sarebbe accaduto se arco e frecce l'avessero colpito, ma dato che era invulnerabile, l'unico modo di "ucciderlo" era stringerlo, ovvero abbracciarlo. Ma l'abbraccio è metaforicamente un "prendere in se", "accomunare", "far proprio". Ecco che l'abbraccio mortale di Ercole al leone diventa in realtà far proprie - ovvero riconoscere - le proprie paure, che davvero invincibili ci sembrano se non le affrontiamo.
Nel racconto si può notare come il leone in realtà non sia stato ucciso: ciò sarebbe accaduto se arco e frecce l'avessero colpito, ma dato che era invulnerabile, l'unico modo di "ucciderlo" era stringerlo, ovvero abbracciarlo. Ma l'abbraccio è metaforicamente un "prendere in se", "accomunare", "far proprio". Ecco che l'abbraccio mortale di Ercole al leone diventa in realtà far proprie - ovvero riconoscere - le proprie paure, che davvero invincibili ci sembrano se non le affrontiamo.
Sansone uccide il leone
Lucas Cranach il Vecchio (1472–1553) Sansone e il leone |
Dal corpo del leone ucciso esce il miele, altro indizio che è avvenuta una trasformazione.
Racconta infatti la Bibbia (Giudici, 14) :
"Sansone scese con il padre e con la madre a Timna; quando furono giunti alle vigne di Timna [per prendere moglie tra i Filistei], ecco un leone venirgli incontro ruggendo. Lo spirito del Signore lo investì e, senza niente in mano, squarciò il leone come si squarcia un capretto. Ma di ciò che aveva fatto non disse nulla al padre né alla madre.
Scese dunque, parlò alla donna e questa gli piacque. Dopo qualche tempo tornò per prenderla e uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco nel corpo del leone c'era uno sciame d'api e il miele.
Egli prese di quel miele nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo camminando; quand'ebbe raggiunto il padre e la madre, ne diede loro ed essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il miele dal corpo del leone. "
Gilgamesh combatte i leoni
E' noto che Gilgamesh, eroe dell'omonima epopea sumera (e poi babilonese ed assira), la più antica della storia dell'uomo, sia il simbolo della civiltà che vince sulla barbarie, e quindi spesso nei bassorilievi viene rappresentato nella lotta con uno o più leoni presi per la coda.
Dante e le fiere nella Divina Commedia
Anche Dante, nel canto I dell'Inferno, nella descrizione del suo viaggio agli inferi, racconta di incontrare tre belve, un leone appunto, la lonza (una specie di lince), e la lupa. Tradizionalmente associate alla superbia, alla lussuria e all'avariza, confermano le qualità basse dell'uomo (simboleggiate da animali) che devono essere trasformate.
Fonti:
Anche Dante, nel canto I dell'Inferno, nella descrizione del suo viaggio agli inferi, racconta di incontrare tre belve, un leone appunto, la lonza (una specie di lince), e la lupa. Tradizionalmente associate alla superbia, alla lussuria e all'avariza, confermano le qualità basse dell'uomo (simboleggiate da animali) che devono essere trasformate.
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