Mantra


Il mantra è una formula sacra, molto usata in oriente, nell'induismo e nel buddhismo, ma talvolta anche in occidente, soprattutto nel cristianesimo orientale.
La parola mantra deriva dalle due sillabe MAN e TRA. Per quanto riguarda "man", sono tutti concordi a ricondurla a "manas" ovvero la mente, il pensiero, l'intelletto. 
Invece per "tra" i pareri sono discordi, chi la riconduce a "trayati" ovvero liberazione, chi "quello che protegge" oppure "attrezzo, strumento".
Il significato di mantra può quindi essere "liberazione della mente", "pensiero che offre protezione" o "strumento del pensiero".
Nel buddhismo giapponese, mantra viene tradotto in zhenyan che significa "true words", parole vere.

Le parole che compongono il mantra sono "parole di potenza". Le parole possono suddividersi in parole con significato (casa, sedia, bottiglia, hanno tutte un significato) e parole di potenza ovvero parole, talvolta senza significato, che producono un effetto psico-fisico sulle persone che le pronunciano per via della frequenza del suono emesso.  

Il mantra per antonomasia (maha mantra o grande mantra) è la sillaba OM (pronuncia AUM), il suono primordiale; seguono i mantra monosillabici, chiamati bija-mantra (bija in sanscrito significa seme), che, come un seme seminato nel terreno produce una pianta, allo stesso modo un mantra seme, recitato, produce un  grande effetto sul piano fisico, piano eterico o sui livelli di coscienza superiori. 
Esistono bija mantra per "svegliare" un particolare chakra , utilizzando la sillaba - seme - bija corrispondente, ad esempio se volessimo svegliare il ckakra del cuore (anahata), useremo il seme "yam".

Il mantra può essere paragonato alla nostra preghiera cristiana, con la differenza che, mentre nella preghiera si chiede spesso un intervento divino (quasi fosse il divino estraneo a noi stessi) e quindi il divino che si avvicina a noi, nel mantra è l'uomo che cerca di avvicinarsi al divino.
Un altra caratteristica del mantra che lo differenzia da una preghiera è il fatto che occorre ripeterlo tante volte - la ripetizione rituale viene chiamata japa - e tradizionalmente è praticata servendosi di un rosario indiano, il mala, composto da 108 grani. Inoltre è importante anche l'intonazione delle parole, quello che viene chiamato raga, o melodia.

Ciò che più si avvicina al mantra in occidente è la "preghiera continua" o "preghiera incessante" degli esicasti ovvero i monaci orientali che praticano l'Esicasmo.
Questa pratica, iniziata sin dagli albori dell'età cristiana tra gli asceti chiamati Padri del deserto, resa celebre in occidente dal libro "Racconti di un pellegrino russo", consiste nella ripetizione continua della preghiera di Gesù o preghiera del cuore:

"Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore"

che ripetuta incessantemente diventa quindi un mantra. Possiamo anche affermare che la recita del Rosario (litanie composte da Padre Nostro, Ave Maria ed altre preghiere) costituisce a tutti gli effetti un mantra.

Analogo del mantra nell'ebraismo, è la santificazione del nome di Dio, tratta dai versetti della Bibbia:

"Kadosh kadosh kadosh Adonai Tseva'ot" ("Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti o schiere angeliche")

che fa parte della preghiera della Qedushah (o Kedushah). Un'altra formula sacra è l'incipit di molte preghiere di benedizione:

"Barukh atah Adonai Eloheinu, melekh ha'olam"
("Benedetto sei Tu, o Signore, nostro Dio, Re dell'universo")

Analogamente, nell'islamismo, fatto salvo "Allah Akbar" ("Dio è il più grande" e non erroneamente "Dio è grande", altrimenti sarebbe stato "Allah Kabir") che viene ripetuto purtroppo anche a sproposito, un'altra frase-mantra è l'incipit di quasi tutte le sure del Corano, formula araba chiamata Basmala, ed è:

"Bi-smi 'llahi al-Rahmani al-Rahimi" ("In nome di Dio, Clemente, Misericordioso")

Fonti:


The photo above is taken by "Iain Harper" on Flickr, Creative Common licence

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