Sheol e resurrezione

Lo Sheol (pronuncia Sh'ol) e' il luogo dove, secondo l'Antico Testamento soggiornano i morti. E' importante a mio parece comprendere il concetto dell'oltretomba ebraico il quanto e' strettamente legato al concetto di resurrezione cristiana (testimoniata nel Nuovo Testamento) e del perche' la Chiesa cattolica ancora oggi predichi questa visione escatologica del mondo, che a mio parere, ma anche secondo altri, e' poco logica e comprensibile.

Il primo concetto importante e' che gli ebrei considerano inseparabili anima e corpo, diversamente dalla concezione greca (l'anima che puo' vivere senza corpo) e diversamente anche da molte delle religioni orientali e dalla corrente cristiana gnostica (influenzata non a caso da quella greca).
  • Per i greci, l'anima, scintilla di Dio, si incarna in un corpo e, alla morte corporea, l'anima ritorna a Dio.
  • Per gli ebrei e' l'opposto, ovvero e' il corpo che si vivifica, tanto e' vero che Dio splasma l'argilla per creare il primo uomo e gli soffia la vita, quindi per gli ebrei siamo un corpo con l'anima, e non un'anima con un corpo (cambia la priorita').
    Quindi anima e corpo sono legate assieme, se muore il corpo anche l'anima segue il destino del corpo e va nello Sheol, l'oltretomba.
Cio' non deve stupire, in quanto il popolo ebraico condivide la mentalita' delle stirpi semitiche, da cui si e' differenziato nella notte dei tempi. Le antiche popolazioni semitiche vivevano nella fertile pianura del Tigri e dell'Eufrate. Era una vita difficile in quanto le frequenti innondazioni dei fiumi (niene a che vedere con la tranquillita' del Nilo) distruggevano cio' che era stato seminato. Anche le costruzioni erano di argilla e corruttibili nel tempo (di piu' della pietra che non esisteva nella zona).
Da qui nasce un atteggiamento pessimistico della vita e quindi una concezione quasi materialistica : godetevi questa vita perche' e' una sola e dopo si va tutti nello Sheol, buoni e cattivi, per sempre (la resurrezione verra' introdotta dopo).

Esempio celebre e' lo struggimento dell'eroe Gilgamesh, nel piu' grande poema epico dell'antichita', dove l'eroe di fronte alle avversita' della vita e alla ineluttabilita' della morte gli viene detto:

"Dove vai Gilgamesh?
La via che tu cerchi

Non la troverai

Quando i grandi dèi crearono gli uomini,

Destinarono a essi la morte

E riservarono a se stessi la vita eterna
"

Posto in questi termini, la vita sarebbe davvero triste, eppure era questa la mentalita' semitica e cio' e' logico che fu portato in dote dai primi ebrei (non solo questo ereditarieranno dai Sumeri, si pensi al mito del diluvio universale - ovvero le innondazioni del Tigri ed Eufrate - stessa storia sia nella Bibbia che nelle cronache sumeriche).

Cosa e' lo Sheol quindi ? Posto che anima e corpo per gli ebrei sono indissolubili (distinti ma inseparabili), lo Sheol e' il luogo della lontananza da Dio, della non-comunicazione, cio' che attende il corpo alla sua morte e che vi restera' per sempre, almeno nella concezione primitiva.
L'unica consolazione e' la fedelta' a Dio, e il favore di Dio si esprimerebbe con la gloria del loro popolo, con la vittoria sui popoli nemici, una ricompensa terrena quindi, non per il singolo individuo ma per il popolo intero (e per i suoi discendenti).

Successivamente, dal profeta Malachia in poi, verra' introdotto il concetto di resurrezione dallo Sheol. Gia' la bibbia parla di Dio come colui che puo' decidere di far tornare in vita (anima e corpo) chiunque si trovi nello Sheol.
Dopo la cattivita' babilonese , ovvero a seguito della deportazione di un popolo - grave sciagura nazionale - la ricompensa non viene piu' vista come Dio che favorisce il popolo eletto (infatti non si spiegherebbe perche' Dio abbia lasciato che venissero deportati) ma come giudizio individuale alla fine dei tempi. Tutti quelli nello Sheol risorgeranno nella carne (anima e corpo) e verranno giudicati.

Ecco la resurrezione della carne nella mentalita' cattolica, presa tout-court da quella ebraica, e sara' il linguaggio che useranno gli evangelisti per diffondere al mondo il messaggio di Gesu' il Cristo, secondo la loro mentalita', secondo quanto gli ebrei possono comprendere e spiegandolo a chi ebreo non era e si trova a confrontarsi con questa concezione stravagante, soprattutto se di mentalita' greca.

Come si concilia questo ? Per me nulla a che fare con la Fede. Il messaggio di Cristo, figlio di Dio, e' un messaggio di amore tra le genti, della "seconda nascita" di cui parla splendidamente san Giovanni, la seconda nascita che avviene ora, nel momento in cui prendi coscienza di questo messaggio universale.
Gesu' non ha fatto escatologia, i cristiani primitivi prendono l'escatologia ebraica e la incorporano nei lori riti - lecito, va benissimo - ma poteva essere presa al suo posto quella greca della metempsicosi, valeva lo stesso per fini intellettuali e didattici.
Ma per la fede, a mio parere vale l'AMORE che Cristo ci ha insegnato, non le escatologie.

Fonte : Tesi di laurea "Risurrezione di Cristo, essenza del Cristianesimo"

Commenti

  1. la fede e la cosa giusta da usare ,fede vuol dire
    conoscere ,altrimenti non serve a niente usarla,
    e se conosci , essa viene attuata senza condanne,
    il contatto e vero con chi si a fede,non un pensiero ma una realtà.

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  2. Bellissima Tesi ti sei attenuto alla Bibbia bRAVO

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  3. Il messaggio di Cristo va molto ben al di là di un richiamo all'amore fra le genti. Cristo avoca a sé i termini fondamentali della natura di Dio, Via Verità e Vita, ed è questa la sola ragione che lo ha posto in scontro verticale con il sinedrio. Il "presunto" mito del Diluvio, che mito non è affatto e che men che mai ha nulla a che vedere con locali inondazioni nel territorio delle mezzaluna fertile, è presente in una pluralità di culture e ha ben più i connotati di una memoria ancestrale condivisa che di archetipo sublimato sul piano epico. Curioso poi dire che Cristo non ha fatto escatologia, quando i Vangeli riportano con tutta evidenza il tema degli ultimi tempi.

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