Insegnamenti di Ouspensky-Gurdjieff (parte I)


Testo tratto da P.D.Ouspensky, "Frammenti di un insegnamento sconosciuto":
 
[1] Un uomo deve conoscere se stesso e deve essere

in greco antico: γνῶθι σαυτόν, gnōthi seautón
Il nostro punto di partenza è che l’uomo non conosce se stesso, che egli non è, ossia non è ciò che potrebbe e dovrebbe essere. Per questa ragione non può prendere alcun impegno nè assumersi alcun obbligo. Non può decidere nulla riguardo al futuro. Oggi è una persona, domani un’altra.
(...) Per esempio, considerate questo : un uomo potrebbe trovarsi,non all’inizio naturalmente, ma più tardi, nella situazione di dover mantenere, almeno per un certo tempo, il segreto su qualche cosa che ha imparato. Ma come può promettere di mantenere il segreto un uomo che non conosce se stesso ? Naturalmente può promettere, ma può mantenere la promessa ? Infatti egli non è uno, vi sono in lui una moltitudine di uomini. Qualcuno in lui promette e crede di voler mantenere il segreto. Ma domani un altro lui lo dirà alla moglie o ad un amico davanti ad una bottiglia di vino; oppure qualcuno, interrogandolo con astuzia, può fargli dire tutto senza che egli neppure se ne accorga . Oppure può essere suggestionato o, quando meno se lo aspetta, lo si aggredirà e spaventandolo, gli si farà fare tutto ciò che si vuole.Quale specie di impegno potrebbe dunque assumere ? No, con tale uomo non parleremo seriamente. Per essere capace di conservare un segreto un uomo deve conoscere se stesso e deve essere. E un uomo come  lo sono tutti è ben lontano da questo.

[2] L’uomo è una macchina, non è più macchina quando conosce se stesso, diventando responsabile delle proprie azioni

"Tempi moderni" di  Charlie Chaplin. 1936.
 “Vi è un’altra specie di meccanizzazione molto più pericolosa : essere noi stessi una macchina. Non avete mai pensato che tutti gli uomini sono essi stessi delle macchine ? “

“Si da un punto di vista strettamente scientifico, tutti gli uomini sono macchine guidate da influenze esteriori. Ma la questione è : può il punto di vista scientifico essere interamente accettato ?”

“Scientifico o non scientifico, per me è lo stesso, disse G. . Voglio farvi comprendere ciò che dico. Guardate! Tutte quelle persone che voi vedete – e indicava la strada – sono semplicemente macchine, niente più. (...) Voi pensate che qualcosa possa scegliere la propria via, qualcosa che possa resistere alla meccanizzazione; voi pensate che tutto questo non sia egualmente meccanico.”

“Ma come!” esclamai. Certamente no! L’arte, la poesia e il pensiero sono fenomeni di tutt’altro ordine”.

“Esattamente dello stesso ordine. Queste attività sono meccaniche esattamente come tutte le altre. Gli uomini sono macchine e da parte di macchine non ci si può aspettare altro che azioni meccaniche”.

“Benissimo, gli dissi, ma non vi sono persone che non siano macchine?”

“Può darsi che ce ne siano, disse G. ; soltanto, non sono quelle che voi vedete. Non le conoscete. E’ proprio questo che voglio farvi capire”

(...)  “Può un uomo smettere di essere una macchina ?”

(...) “Sì, è possibile smettere di essere una macchina, ma, per questo, è necessario prima di tutto conoscere la macchina. Una macchina, una vera macchina, non conosce se stessa e non può conoscersi. Quando una macchina conosce se stessa, da quell’istante ha cessato di essere una macchina; per lo meno non è più la stessa macchina di prima. Comincia già ad essere responsabile delle proprie azioni”.

“Questo significa, secondo voi, che un uomo non è responsabile delle proprie azioni?”

“Un uomo- ed egli sottolineò questa parola – è responsabile. Una macchina no.”

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