Le due Eucarestie


Così come è conosciuto il rito dell'Eucarestia lo dobbiamo ai tre vangeli canonici di Matteo, Marco e Luca. Ma non da Giovanni, che nel quarto vangelo non viene menzionata se non, al suo posto nell'ultima cena, Gesù che lava i piedi degli apostoli.
C'è tuttavia in Giovanni un riferimento molto importante, nel capitolo 3, che sembra riferirsi al Pasto Sacro (cibarsi di Dio), così come dovrebbe essere etnologicamente definita l'Ultima Cena, ed è il seguente:

Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
(Gv, 3-53)

Questa può essere quindi definita l'"Eucarestia giovannea", diversa da quella dell'"Eucarestia pietrina" (ci riferiamo a San Pietro come il fondatore della dottrina della Chiesa in Occidente).
Perché diversa ? In quella giovannea manca un passaggio, la frase detta quando il pane viene spezzato e suddiviso tra i commensali : "in sacrificio per voi".
Così mentre in Giovanni l'Eucarestia è il Pranzo Sacro, negli altri vangeli oltre ad essere pasto sacro è sacrificio, Gesù, quindi Dio, che si sacrifica per gli uomini. Ma siamo proprio sicuri che debba essere per forza così, ovvero sacrificio per i peccati ovvero le colpe degli uomini ?

L'Eucarestia di Giovanni : è come se Dio dicesse: adesso che mi sono fatto carne ("la Parola è stata fatta carne", Gv 1-14), se volete vivere in me, io devo morire in voi (mi dovete mangiare) perché mangiandomi (assimilandomi) diventiamo stessa carne e sangue.
E' l'essenza stessa della creazione del Cosmo (=mondo manifesto) : io devo "morire a voi" (essere assimilato da voi) (devo limitarmi nello spazio e nel tempo) affinché voi possiate, essendo diventati parte di me, vivere in eterno.
Di conseguenza, se non mangi la mia carne e non bevi il mio sangue, non sei parte di me, e quindi non partecipi all'Eterno Presente e quando il cosmo non ci sarà più (giudizio finale) non ritornerai a me ma sarai disperso, perché io Dio sono l'Assoluto e nessuno può esistere al di fuori di me (non esistono altri Dei, nemmeno il Maligno)
Non è perché Dio che ha visto tanto "peccato" negli uomini e allora si "sacrifica" per noi, facendo il lavoro al posto nostro e lasciando a noi l'angoscia di non aver fatto allora la cosa giusta, l'abbiamo ucciso per "colpa" nostra e dobbiamo espiare, comportandoci bene. No!! Dio non fa il lavoro al posto nostro!!
Ecco che nel Vangelo di Giovanni, l'apostolo preferisce citare la lavanda dei piedi in sostituzione dell'ultima cena e il messaggio è: io, Dio, vi lavo i piedi perché nessuno si senta superiore, più grande di un altro, ma tutti noi (coloro i quali hanno già mangiato il corpo e il sangue) siamo allo stesso livello.
Perché si parla di "carne" quando nelle tradizioni orientali è solo il nostro spirito (la nostra testa di ponte nei piani sottili) che si unisce - ritorna- si identifica con Dio? Perché gli orientali escludono una parte, dando implicitamente ragione ai dualisti occidentali (vedi movimenti ereticali medievali, tipo Catari) che vedono la carne un nemico, fonte del peccato ?
Non è forse la carne, ovvero la materia sostanza di Dio ? La vogliamo escludere ? E perché mai?
Non è forse la materia fatta di energia e non è forse l'energia lo spirito di Dio a livello di manifestazione elementare e grado di coscienza minima ? (infatti i gradi di coscienza vanno dal sentire minimo - mondo inanimato al sentire massimo, oltre l'uomo, il super-uomo).

Fonti:
 - Zenit, Perché il Vangelo di Giovanni non racconta l'Ultima Cena ?
 - Controapologetica, L'irrisione di Gesù e le due concezioni dell'Eucaristia

Nella foto:
 - Ultima Cena (1480) di Domenico Ghirlandaio, chiesa di Ognissanti, Firenze

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