L'elefante e la Verità


"C'era una volta un saggio re che invitò a palazzo alcuni ciechi dalla nascita.
Fece venire un elefante e chiese che lo toccassero e lo descrivessero.
Il cieco che aveva toccato le zampe disse che un elefante assomiglia ai pilastri di una casa. Quello che aveva toccato la coda, disse che assomigliava a uno spolverino di piume. Quello che aveva toccato le orecchie, lo paragonò ad un setaccio per vagliare; quello che aveva toccato lo stomaco, a un barile; quello che aveva toccato la testa, a un grande vaso di terracotta; quello che aveva toccato le zanne, ad un bastone. Quando sedettero per concordare la descrizione dell'elefante nessuno riuscì ad accordarsi con gli altri, e ne nacque una lite furibonda.

Bhikkhu, ciò che udite e vedete costituisce una minima parte della realtà. Se lo riteneste tutto il reale,  ne aveste una visione distorta. Chi segue la via mantiene un cuore umile e aperto, sapendo che la sua comprensione è incompleta. Dobbiamo applicarci sempre più a fondo per progredire sul sentiero.
Un seguace della Via conserva l'apertura mentale, sapendo che attaccarsi alle opinioni che nutre momentaneamente come se costituissero la verità assoluta ostacola la comprensione della verità. Umiltà e apertura mentale sono i due requisiti necessari a progredire lungo il sentiero"

Buddha Sakyamuni
Tratto da "Vita di Siddhartha il Buddha" di Thich Nhat Hanh

Commenti

Post più popolari