E non lasciarci indurre in tentazione

"E non lasciarci indurre in tentazione" è la frase cambiata nel testo del Padre Nostro, al posto di "e non ci indurre in tentazione".
E' un cambiamento di non poco conto, che affronta un problema ontologico essenziale per l'umanità, ovvero l'origine del male e chi (il soggetto) che ci induce in tentazione.
La premessa cristiana è che noi , essendo dotati di libero arbitrio e quindi possibilità di scegliere in maniera autonoma (facoltà ereditata dall'albero della Conoscenza), possiamo anche essere consigliati da qualcuno per operare verso una parte o l'altra.
Fino ad adesso il "tentatore" era Dio stesso! (eh si, qualcuno non se ne era accorto?), un po' come succede nella storia di Giobbe. Ora invece il tentatore è qualcuno che non è Dio (quindi chi, se non  l'"Avversario" ?) mentre Dio si limita ad non intervenire, sempre per non influenzare la nostra libera scelta.

E' stata una scelta coraggiosa quella di Papa Francesco, perché si ammette l'esistenza reale di un "Altro" che non è Dio (mentre prima esisteva solo Dio) e quindi il pericolo più grande a mio avviso consiste in una deriva dualistica (il Bene e il Male considerate come due entità distinte ed indipendenti) anziché monistica (Dio è la fonte di tutto, compreso il Male) che è la concezione esoterica più corretta.
Un esempio di religione dualistica, nata ben prima del Cristianesimo, ed ancora professata seppur minoritaria, è la religione dell'antica Persia ovvero il Madzeismo. In questo caso, al principio del Bene, Ahura Mazda, si contrappone il principio del Male, Ahriman, in un'eterna lotta che si concluderà alla fine dei tempi nella vittoria del Bene.

Per questa ragione, ritengo, nel cristianesimo delle origini, e in particolare San Gerolamo, che fu il primo traduttore della Bibbia in latino (la "Vulgata"), venne scelto di tradurre la frase dalla versione greca in questo modo: seppur non fedele all'originale (che è "non lasciarci/ non farci entrare in tentazione") poneva la centralità su unica fonte, Dio, e il Male relegato in secondo piano; tanto è vero che la seconda parte della frase venne tradotta in "liberaci dal male" anziché "liberaci dal maligno". 

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