Il senso dell'Uomo per i Tarocchi

Esaminando la prima carta dei Tarocchi, il Mago, è possibile esprimere bene qual'è l'uso e il significato dei Tarocchi.
Sebbene il mondo Internet e la televisione commerciale sia piena di cartomanti e simili che ne banalizzano e volgarizzino l'uso (nel caso migliore), il senso dei Tarocchi è la capacità di fornire un alfabeto simbolico (ovvero fatto da simboli) che, in secoli di studi e pratica corretta (si legga l'importante opera filologica di Oswald Wirth, I Tarocchi, 1924), può definirne l'uso e l'ambito di applicazione.
Notare l'importanza del metodo analogico: l'uomo, prima della parola scritta, si esprimeva per simboli, era la sua realtà astratta. Oggi si riscopre l'importanza del simbolo non solo nella psicanalisi (nei lavori di Jung), ma anche nel campo della terapia di guarigione, in quanto la malattia è spesso una metafora, un disagio che vuole esprimere il nostro corpo, e lo fa attraverso l'unico modo che conosce: il simbolo (fondamentale gli studi di Alejandro Jodorosky e di Gabriella Mereu).

Ecco quindi che l'uso dei Tarocchi viene già specificato dalla carta del Mago, ovvero colui che si auto-costruisce, che vuole agire nel mondo comprendendo prima di tutto se stesso.
Infatti, l'unica vera magia, quella Divina (ovvero donataci e concessaci da Dio) è che noi possiamo agire e operare unicamente su noi stessi. E non è poco o limitante, in quanto siamo noi gli unici responsabili che costruiamo la nostra realtà, secondo gli studi di Gurdjieff.
Nessun mago è divino se fa altrimenti, non sulla natura, non sugli elementi, non su gli altri, nè sul mondo visibile tantomeno sul mondo invisibile.
Siamo noi la nostra opera, il nostro compito è comprenderci, qui e ora, non domani o dopodomani o chissà quando, ecco perchè i Tarocchi non sanno vedere il futuro se non per quanto abbiamo in potenza noi.
Quindi trovo molto calzante la definizione di Tarot Therapy (come potete leggere in questo blog).

Ora resta da spiegare come sia possibile che i simboli (ovvero le carte estratte apparentemente a caso) siano proprio i simboli che sono correlati al consultante.
Anche qui avviene per analogia, o se vogliamo, vengono chiamate inconsciamente dal consultante (ecco perchè è meglio che le carte le scelga lui), secondo un meccanismo che potrebbe essere spiegato dai lavori di Rupert Sheldrake (il campo morfico, di cui tutte le coscienze fanno parte) o nel rigore scentifico del progetto Pear, ovvero della dimostrazione che la coscienza umana è in grado di influenzare il risultato di un'estrazione apparentemente casuale (nell'esperimento, una macchina che estraeva a caso 0 oppure 1). Questo nel macrocosmo, non parliamo del microcosmo dove sappiamo già che l'osservatore modifica l'evento osservato (ad esempio la traiettoria o la posizione di una particella elementare), secondo le ben note leggi della meccanica quantistica.

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