Cibele a Roma

In un periodo molto difficile dell'antica Roma, durante la seconda guerra Punica (quella della spedizione di Annibale verso l'Italia), la Repubblica non sapeva più a che santo (leggi: divinità) votarsi, così che furono consultati i libri sibillini e si sentenziò che la divinità a cui i romani dovevano rende onore era una Grande Madre, Cibele (per i romani Idea), il cui santuario era a Pessinunte, nella Frigia (nella penisola Anatolica).
Detto e fatto, con il consenso del re della Frigia, Attalo, alleato dei romani, la "pietra nera", una pietra a forma conica, forse un meteorite di origine extraterrestre, venerata nel tempio della dea a Pessinunte, fu translata via mare e posta in un tempio sul colle Palatino, inizialmente nel Tempio della Vittoria, vicino agli altri dei del pantheon romano.
Arriva a Roma il 9 aprile del 204 a.C.

Racconta lo scrittore Tito Livio in "Ab urbe condita" XXIX, 10:

"Un’ improvvisa superstizione aveva invaso la città in quel tempo, trovato un carme nei libri Sibillini, esaminati a causa della troppo frequente caduta di pietre dal cielo in quell’anno, (cioè che) qualora il nemico straniero avesse portato guerra alla terra dell’Italia, quello poteva essere cacciato dall’Italia e vinto se la madre Idea fosse stata trasportata a Roma da Pessinunte. 
Quel carme trovato dai decemviri tanto più ammonì i senatori che, cosa che anche i legati, che avevano portato un dono a Delfi, riferivano, e, facendo sacrifici proprio quelli ad Apollo Fizio, tutte le cose erano state liete e era stato comunicato dall’oracolo il responso che per il popolo romano ci sarebbe stata una vittoria molto più grande di quella dalle cui spoglie portavano doni. Nella sommità della medesima speranza univano l’animo di Publio Scipione, che quasi presagiva la fine della guerra perché aveva richiesto la provincia dell’Africa. Perciò, affinché più opportunamente fossero padroni della vittoria preannunciata dal fato, dai presagi e dagli oracoli, pensava e meditava su quale fosse il mezzo per trasportare a Roma la dea."

Dodici anni più tardi, il 10 aprile del 191 a.C. venne inaugurato il nuovo tempio sul Palatino, ed in onore della dea, divenuta Mater Deum Magna Mater (MDMM nelle iscrizioni romane) da quell'anno vennero istituiti i Ludi Megalensi, celebrati con spettacoli teatrali, che si tennero da allora ogni anno per sei giorni, dal 4 al 10 aprile.
Il culto durò per 600 anni, fino a quando l'editto dell'imperatore romano Teodosio I (379-395 d.C.), abolirà, nel 392 d.C., tutti i culti pagani. Considerando la durata dell'impero Romano d'Occidente, dalla fondazione di Romolo, 753 a.C. alla deposizione dell'ultimo imperatore, Romolo Augustolo, 476 d.C., ovvero circa 1200 anni, constatiamo come il culto di Cibele sia durato per la seconda metà della vita dell'Impero Romano.

Testa turrita di Cibele
moneta di Smirne 190-133 a.C.
Perchè occuparsi di Cibele ? Alcuni punti meritano di essere approfonditi :

 - Cibele è raffigurata con una corona turrita (simbolo di protezione sulla città) : dalla raffigurazione sulle monete dell'antica Roma a simbolo della Repubblica Italiana.

 - Uno dei templi di Cibele a Roma era vicino al Circo di Nerone, ovvero esattamente nell'area si trova adesso piazza san Pietro e la sua basilica

 - Era uno degli antichi culti della dea madre, personificazione di Madre Terra, a cui era associato un cruento culto misterico.

 - Durante i riti, ogni anno, era uso addobbare un albero di pino, albero sacro ad Attis, compagno di Cibele, sotto il quale si era auto-evirato in un momento di follia, è forse il moderno albero di Natale ?

 - Il mito di Cibele-Attis è stato arbitrariamente accostato a Maria, madre di Gesù, e al Cristo


Fonti e approfondimenti:
 - Wikipedia, Cibele
 - Treccani, Enciclopedia dell'Arte Antica, Cibele
 - Tanogabo,  Magna Mater, Cibele la madre di tutti gli dei
 - Cerchio della Luna, Cibele
 - Esonet : il culto dela dea

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