Dee Madri dell'antichità : Cibele

Pachamama "Madre Terra" nella mitologia Inca
E' noto che il culto della "dea madre", "grande dea", "madre natura" sia nata agli albori dell'età umana. Molto prima ancora delle grandi religioni patriarcali monoteiste, ci si rivolgeva ad uno spirito sovra-umano che aveva attributi femminili. 
Perchè ?
Proviamo ad immaginare un neonato, appena uscito dal grembo materno. Tutta la sua esistenza dipende da lei, dalla madre che lo ha partorito. Tutto quello che vede e sente è "mamma" nel senso di bisogno di protezione. 
Lo stesso per l'uomo primitivo, nato in seno alla natura (che è femminile) da cui dipende in tutto e per tutto, soprattutto per la sua stessa sopravvivenza.
Questo è stato il punto di partenza spirituale umano : essere partoriti sulla Terra significava essere accolti da Madre Natura e dipedere totalmente da lei.

Successivamente a questa visione "orizzontale" dell'esistenza (vivere in comunione e a dipendenza della natura) che ha portato la società a modellarsi in forma matriarcale, tendenzialmente pacifica e contadina, si sovrapponerà un'altra componente , una visione "verticale" e maschile, quella forse apportata dalle migrazioni dei popoli nomadi e guerrieri denominati "società dei Kurgan" oppure proto-indoeuropei, che farà prevalere la società patriarcale, e accanto al culto della dea ci sarà un dio.

L'uomo primitivo scopre così la discesa e risalita, incarnazione per via materna e spiritualizzazione per via paterna, le due strade di discesa e di salita dello spirito, come descritte dalla famosa scala di Giacobbe, funzionali entrambe nel ciclo delle esistenze umane.

Veniamo ora al mito di Cibele e di Attis. Proverò ad raccontarlo cercando di integrare coerentemente le varie versioni, divergenti nei fatti ma non nel significato.
In origine Cibele era chiamata Kubaba, e non era la personificazione di madre natura ma una montagna sacra. Il padre degli dei, Zeus, che per i greci era suo fratello, desiderava possedere Cibele ma non riuscendoci (o durante un sogno agitato) il suo seme bagnò la pietra della montagna (e quindi in altro modo andò a segno) generando un demone, Agdistis.
Presto le interperanze di Agdistis divennero insopportabili per gli dei, tanto che Dionisio lo evirò, trasformandolo in un ermafrodito. Una versione del mito racconta dell'evirazione che avvenne grazie ad uno stratagemma su di un albero di melograno, un'altra versione racconta invece che dal sangue nacque il melograno. Fatto sta che l'albero era stato vivificato dal sangue (quindi aveva generato discendenza) e quindi si riempì di frutti.
Tempo dopo, la ninfa del fiume Nana, figlia del locale dio del fiume Sangario, sfiorò un frutto (o lo mangiò) e per questo divenne madre di Attis. Crescendo Attis diventò il più bel fanciullo del luogo tanto che Cibele o Agdistis (se non era già morto dall'evirazione) o entrambi se ne innamorarono.

Contraccambiata Cibele di questo amore oppure no, fatto sta che Attis decise invece di sposare una mortale, la figlia del re di Pessinunte. Durante il banchetto nunziale di Attis, cala la follia tra gli invitati per opera dell'invidioso Agdistis o Cibele. Lo stesso Attis ne cade vittima, si evira e muore ai piedi di un albero di pino.
Infine Cibele disperata dalla sua morte ottiene dagli dei di poter conservare in vita l'amato Attis, forse trasformato in pino, ma si tratta solo della conservazione del corpo in uno stato vegetativo (questa è una importante differenza che si dissocia dalla Risurrezione del Cristo).

Albero e frutto di melograno
Così termina il mito.
E' interessante considerare l'aspetto psicologico di questo racconto,tanto che come tanti miti greci ha ispirato termini psicanalitici, ad esempio di "madre cibelica" per indicare una madre che un attaccamento patologico e morboso verso il figlio.
Certo è che, come si spiegava in precedenza della società matriarcale invasa ad un certo punto della storia umana da popoli di cultura patriarcale, questo incontro di culture avevo dovuto portare grandi sconvolgimenti, tanto che una divinità pacifica e materna, a causa del trauma e forse delle violenze del maschio , si era trasformata in una dea vendicativa e che bastava a se stessa (ovvero che genera da sola, per partogenesi).

Fonti e approfondimenti:
 - Wikipedia, Cibele
 - Treccani, Enciclopedia dell'Arte Antica, Cibele
 - Tanogabo,  Magna Mater, Cibele la madre di tutti gli dei
 - Cerchio della Luna, Cibele
 - Esonet : il culto dela dea 
 - Alessio Mannucci, Megalesia Dies Sanguinis

Fonti immagini:
  Melograno, autore : ccrrii, da Flickr, Creative Commons licence

Commenti

Post più popolari