La Ruota della Fortuna nel Medioevo (II)

Se nella tarda antichità romana, con Severino Boezio nella De Consolatione Philosophiae, abbiamo letto, nel precedente post, ciò che la Filosofia svela della dea Fortuna, è nel Carmina Burana, testi poetici ritrovati in un manoscritto nel XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis o Codex Buranus, proveniente dal convento di Benediktbeuern, in Baviera, che leggiamo l'iconografia dell'arcano X dei Tarocchi. 

"Fortuna imperatrix mundi
La Dea Fortuna, imperatrice del mondo

O Fortuna, cangi di forma come la luna, sempre cresci o cali; l'odiosa vita ora abbatte ora conforta a turno le brame della mente, dissolve come ghiaccio miseria e potenza. Sorte possente e vana, cangiante ruota, maligna natura, vuota prosperità che sempre si dissolve, ombrosa e velata sovrasti me pure; ora al gioco del tuo capriccio io offro la schiena nuda. Le sorti di salute e di successo ora mi sono avverse, tormenti e privazioni sempre mi tormentano. In quest'ora senza indugio risuonino le vostre corde; come me piangete tutti: a caso ella abbatte il forte!

Fortune plango vulnera
Piango le ferite di Fortuna

Piango le ferite di Fortuna con occhi colmi di lacrime: spietata mi sottrae i suoi doni. Vero è quel che si legge : porta i capelli in fronte, ma quasi sempre segue la calva Occasione. In alto io sedevo sul trono della Fortuna, cinto dai variopinti fiori del successo; ma se un tempo fiorivo prospero e felice, ora son caduto dalla cima privo di ogni gloria. Si volge la ruota di Fortuna : sempre più giù discendo; un altro sale in alto; esaltato oltre ogni misura sopra tutti un re siede sul trono - 'stia attento alla caduta!'- sotto il mozzo della ruota leggiamo 'Ecuba regina'."

Notiamo una delle otto miniature del Carmina Burana, sopra riportata: la ruota con la Fortuna al centro che comanda il moto e intorno quattro personaggi : il re di adesso è in alto, c'è chi sale (il futuro re) e simultaneamente c'è chi scende (il precedente re che scivolando veloce in disgrazia perde la corona dalla testa) e infine colui in basso che non è mai stato re.

L'analogia con la carta dei Tarocchi Visconti-Sforza (qui sotto riportate nelle versioni della pinacoteca di Brera e della Morgan Library) è evidente; inoltre nel Codex, che è anche un testo goliardico, la dea è bendata e compaiono delle lunghe orecchie e coda (d'asino?) ai malcapitati personaggi sottomessi al giogo della dea Fortuna, un insegnamento morale, come i primitivi Tarocchi volevano esprimere, sulla Vanità del mondo.





Fonti:
 - Wikipedia, Carmine Burana
 - Wikisource, Carmine Burana
 - Carmine Burana, traduzione in italiano 
 - Wikipedia, Tarocchi Visconti-Sforza

Commenti

Post più popolari